Mario Picchio. L’uomo dei due continenti.

Non è facile trovare tempo. È ancora più difficile farlo se la tua vita è un ponte tra due continenti: Europa e Asia, culture profondamente diverse. Non è facile trovare tempo se devi realizzare un progetto su scala mondiale. Siamo onesti, non sarebbe facile per molti di noi.
C’è chi, invece, riesce a sedersi a parlare con un ragazzo, fumandosi una sigaretta: Mario Picchio. Sono occasioni che si presentano una sola volta e vanno prese al volo, carpe diem. Nonostante i tantissimi impegni, Mario è sempre una persona molto disponibile e si lascia intervistare. Iniziamo.

 

mario_picchio_sumemr_camp.pngD. Chi è Mario Picchio?

Bella domanda. Semplice e diretta. Invece di dirti chi è Mario Picchio, cambiamo punto d’osservazione. Che idea si fa di me una persona che mi ha appena conosciuto? Una persona piena di passione e con tanta voglia di fare. Sarebbe una descrizione perfetta di chi sono.
 

D. Com’è iniziata la sua storia da imprenditore?

Le sfide mi hanno sempre attratto. Proprio per questo, ho scelto di studiare informatica alle superiori, quando questa materia era considerata ancora sperimentale. A scuola non ero mai stato un granché. Ho sempre adorato l’informatica e questo mi ha trasformato nel primo della mia classe.
Dopo gli studi ho iniziato la mia carriera da informatico. Con l’uscita del Sistema 38 dell’IBM ho realizzato una cosa fondamentale per il mio futuro: la tecnologia evolve molto rapidamente. Non avrei avuto molto futuro come tecnico e così, viste le mie doti gestionali, ho iniziato a occuparmi d’altro.
A 33 anni la decisione che mi ha cambiato la vita: ho creato la mia società d’informatica che si occupava di CAD/CAM e gestione dei sistemi informativi. È iniziato così il percorso che mi ha permesso di fondare la Roland DG Italia, siglando una joint venture con la Roland DG Corporation per la distribuzione delle proprie periferiche digitali.
 

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D. C’è stato un momento in cui ha pensato di non farcela?

Il giorno che ho firmato il contratto con il presidente Tomioka, tutte le riviste d’informatica non facevano che parlare d’altro, per via della risonanza che aveva su scala nazionale. Tornato dal Giappone ho iniziato a provare una strana sensazione: mi rendevo conto di essere solo.
Sapevo che il lavoro mi avrebbe portato lontano da mia moglie e che molte delle persone che conoscevo, si sarebbero allontanate da me per via del successo. Solo due persone erano felici per ciò che stavo costruendo: il padre di mia moglie e mio figlio Umberto.
Tutto ciò mi ha spinto ad avere sempre più fiducia in me stesso e dato la forza per superare tutti gli ostacoli.
 

D. L’accordo con Roland DG. Cosa ricorda di quel giorno?

Non scorderò mai il giorno in cui ho incontrato per la prima volta il presidente Tomioka. Dopo un anno e mezzo di lavoro nel mondo del CAD/CAM, avevamo sviluppato un software che poteva meccanizzare i processi di modellazione delle aziende che lavoravano nel settore della pelletteria. Dopo tanto lavoro, riusciamo a fissare un appuntamento con l’amministratore delegato di Gucci presso la sede IBM di Firenze.
Quel giorno nevica copiosamente. Io e i miei collaboratori iniziamo la demo. Il destino mi mette davanti a una scelta decisiva per la mia carriera: continuare la demo con Gucci o raggiungere Milano per cenare con Tomioka.
Tutti possono immaginare quale sia stata la mia decisione. Non tutti sanno che, nonostante l’amministratore delegato di Gucci sia rimasto scioccato dal mio comportamento, ha comunque acquistato i nostri sistemi. Posso dire di aver avuto l’onore di meccanizzare i reparti di modellazione della Gucci.
 

mario_picchio_giappone.pngD. Ha viaggiato molto in Giappone. Quali sono le principali differenze con la nostra cultura?

Il Giappone e l’Italia sono paesi profondamente diversi. La mia vita è stata un continuo viaggio, un continuo incontro con culture differenti dalla mia.
C’è una cosa fondamentale che ho imparato in questi anni: gli uomini sono tutti uguali. L’amore, la passione e l’entusiasmo, sono sentimenti comuni e trasversali.
Il Giappone è un paese in cui non si dice mai “no” perché non è cortese, un paese estremamente preciso, in cui le decisioni sono prese in maniera condivisa. Aspetti che si ritrovano nel modo di fare business.
 

mario_picchio_excellence_awards.pngD. Dopo aver lasciato la guida della Roland DG, quale nuova sfida l’attende?

La mia uscita dalla Roland DG Mid Europe è stato un processo graduale, durato ben 5 anni. Durante questo periodo sono aumentati i miei impegni in Giappone, all’interno dell’headquarter della Roland DG Corporation, dove sono riuscito a realizzare tre importanti cambiamenti. 
Ho creato un Market Research Group, un gruppo di esperti in grado di analizzare le necessità del mercato. Ho cambiato i gate decisionali, spostando l’attenzione della nostra azienda dal prodotto al mercato. Ho introdotto le Vertical Market Unit, con l’obiettivo di creare delle divisioni in grado di fare focus su diversi settori. Proprio da quest’ultima decisione nasce la mia prossima sfida.
  

D. Cosa consiglierebbe alle nuove generazioni di imprenditori?

Seguire i propri sogni. Alla base di tutto deve esserci un sogno. Da solo però, un sogno non basta. Occorre alimentarlo, credendo in ciò che si vuole realizzare. Ho sempre pensato che niente è impossibile, basta volerlo fortemente. L’energia che si investe, la passione, l’entusiasmo che contamina le persone intorno a noi, sono risorse fondamentali per realizzare le proprie idee.
 

D. Ha qualche rimpianto?

Ogni persona ha dei rimpianti. Le mie scelte mi hanno permesso di ottenere la cosa più importante che la vita potesse donarmi: mio figlio. Proprio per questo, rifarei esattamente lo stesso percorso che mi ha reso ciò che sono.